canzoni composte, musicate o armonizzate per il coro Aspis
Questi disegni
sono una delle tante cose belle
che Giorgio Raimondi (1928-2012)
ci ha regalato in trent’anni
di canto insieme
16 agosto 1946
(Lombardia – Valtellina – Parole di Fabio Valli – Musica di Ernesto Tamagni)
Un nostro cantore, originario della Valtellina, subito dopo l’ultima guerra, il 16 agosto 1946, si trovava a San Rocco di Teglio, minuscola frazione di poche decine di abitanti, durante la festa del paese.
Era sera, quasi tutti se n’erano già andati; tre soli indugiavano ancora e cantavano, con le lacrime agli occhi,un nostalgico canto degli Alpini. Tutti e tre reduci dalla Russia: tre soli, su venti che erano partiti.
Su questo tema ha scritto una breve poesia, musicata poi da Ernesto Tamagni. La melodia, dolente ed evocativa, è introdotta dal suono, che non riesce ad essere allegro e festoso, delle campane. Solenne è il finale, concluso da mesti rintocchi.
A plan cale il soreli
(Friuli – Armonizzazione di Enrico Tamagni)
Antica, tipica villotta friulana in cui, con brevi versi, viene svolto compiutamente un tema poetico grandioso: il tramonto in montagna ed i “piccoli uomini” che ringraziano Dio e ne invocano la protezione.
La suggestiva semplicità della melodia rende, con estrema efficacia, la religiosità di quest’ora solenne.
E cinquecento catenelle
(Toscana – Antico canto – Rielaborazione e armonizzazione di Ernesto Tamagni)
La Toscana ci ha tramandato un imponente patrimonio di strambotti, dovuti alla fantasia e all’estro di poeti popolari estemporanei, fin dal lontano Medio Evo. Semplice nel verso e nel contenuto, ma delicato ed efficace, “Le cinquecento catenelle” è uno di questi antichissimi esempi di poesia popolaresca. Una preziosa, delicata melodia ne accentua i pregi.
E la roeuda la gira
(Lombardia – Canto anonimo – Armonizzazione di Enrico Tamagni)
Canto tradizionale lombardo tra i più noti, la cui nascita si perde nella notte dei tempi.
Celebra i fasti e le disgrazie di un mestiere tra i più tradizionali, quello del “moletta”. Nel testo, oltre a una sottile ironia, sono da notare un garbato doppio senso e una velata malinconia di fondo.
Accattivante e trascinatrice la melodia. La ruota che gira è quella dell’arrotino, “el muleta”, altro personaggio tipico dei canti popolari. Con garbata ironia egli osserva che, come sul ritmo della ruota gira tra gli alti e bassi la sua vita, così gira anche il mondo in cerca di un futuro migliore.
La melodia accattivante e trascinatrice è stata armonizzata da Enrico Tamagni.
In morte di una guida
(Parole di Fabio Valli – Armonizzazione di Ernesto Tamagni)
Il 16 agosto 1973 su una montagna che l’aveva visto innumerevoli volte vincitore, il Cinque Dita nel gruppo del Sassolungo, morì nel più banale dei modi, quasi la beffa di un destino perfido, una delle più valide guide italiane: Carlo Runggalldier di Santa Cristina in Val Gardena.
Aveva soltanto 36 anni. Era forte, era bravo, era leale.
Chi ha scritto questi versi ha avuto l’onore di averlo come grande amico. Non poteva fare a meno di ricordarlo nel modo più giusto: con un canto di montagna, perché le montagne erano la sua vita, il suo grande amore, e sulle sue montagne ha voluto rimanere per sempre.
La pampina di l’aliva
(Sicilia – Rielaborazione e armonizzazione di R. Fragale)
La Sicilia è ricchissima di canti popolari, in particolare di canti dedicati alla natura e alla vita patriarcale di quella stupenda isola.
Non potrebbe essere altrimenti: la sua bellezza fa germogliare dal cuore della sua gente una poesia spontanea. Questo canto descrive un caldo e quieto meriggio in un uliveto; per la brezza, le foglie cadono una dopo l’altra, formando un delicato tappeto che il sole rende dorato, giocando con i suoi raggi.
La melodia, tenue e delicata,si adatta perfettamente a questa atmosfera arcadica.
Mezzanot
(Trentino – Parole di C. Nani – Musica di C. Migliavacca)
Canto d’autore, ma rispettoso della più ortodossa tradizione del canto popolare trentino. Uno stupendo, delicatissimo affresco della Val d’Adige, nell’incanto della notte.
L’andamento a “barcarola” della melodia accentua la liricità del testo.
Mi vooraria
(Lombardia – Val Seriana – Armonizzazione di Ernesto Tamagni)
È un canto tradizionale della Val Seriana di sicura origine popolare pazientemente ricostruito, nella sua stesura poetica da un nostro coreuta che l’ha ascoltato dal vivo da alcuni valligiani.
È stato rielaborato in una veste armonica ricca ed efficace dal Maestro Ernesto Tamagni. Da notare la freschezza e l’originalità delle immagini poetiche, alquanto inusuali in un canto popolare di montagna.
Monte Nero
(Canto degli Alpini – Elaborazione di Roberto Fragale)
Nel ricchissimo patrimonio dei canti popolari degli Alpini, nella I Guerra Mondiale, questo ha un valore storico e una precisa datazione: la tragica, sanguinosa, eroica conquista del Monte Nero, lungo l’Isonzo, da parte del III Alpini (battaglioni Susa e Exille).
Il 15/16 giugno 1915 nacque spontaneamente, tra gli Alpini impegnati in quella tragica battaglia, un canto che, con rozze ma dolenti e significative parole, resterà per sempre a ricordare la loro gloriosa epopea. Il tema musicale è quello di una vecchia canzone della “mala” milanese: ma non ha importanza da dove provenisse il motivo.
L’importante era fissare un momento magico: e gli Alpini, sconosciuti poeti, ci sono riusciti.
Nina ti te ricordi
(Veneto – Parole e musica di G. Bertelli – Armonizzazione di Enrico Tamagni)
Delicata, suggestiva ballata, scritta da un cantautore dei giorni nostri.
D’estrema attualità, riflette con precisione, ma senza rabbia, molti dei problemi dei giovani.
Potrebbe sembrare, a prima vista, un canto di protesta, e forse lo è, ma ad una lettura più attenta e profonda risulta chiaro che, tutto considerato, è soprattutto un canto d’amore.
Notte di Plenilunio
(Parole di Fabio Valli – Armonizzazione di Ernesto Tamagni)
L’Alto Adige è la terra delle leggende; tra le guglie dolomitiche, in una natura che non ha eguali, non ci stupiremmo d’incontrare le fate e gli elfi, se poi è una notte di plenilunio…
Non è facile rendere musicalmente e poeticamente questa atmosfera irreale e magica. Gli autori con un po’ di presunzione ci hanno provato.
Se spera
(Veneto – Canto tradizionale dell’800 – Armonizzazione di Ernesto ed Enrico Tamagni)
Le canzoni di protesta, come si usano chiamare, non sono rare nel repertorio folk: l’umore popolaresco conosce la rabbia della propria condizione e, spesso, la esprime.
Ma questo canto veneto del secolo scorso ha la caratteristica di essere, insieme, di protesta e burlesco: perché il lamento per la guerra, il freddo, la mancanza di donne e di vino, viene espresso attraverso paradossali speranze, così che il lamento diventa occasione di scherzo e di riso. Analogamente, la musica è semplice e sostanzialmente serena.
Swing low, Sweet Chariot
(America del Nord – Spiritual tradizionale – Elaborazione di Ernesto Tamagni per il coro ASPIS)
Non è necessario dire molto degli “spirituals”, tutti sanno che sono una delle più alte espressioni musicali che mai siano nate da un popolo. Per la razza negra hanno rappresentato il dolore della schiavitù ma anche la speranza di un futuro riscatto. Swing low… è senz’altro uno dei più belli e dei più significativi.
altre canzoni composte musicate o armonizzate per il Coro Aspis
El previ
(Piemonte – Armonizzazione di Ernesto Tamagni)
Dall’inesauribile repertorio dei canti folk piemontesi è tratta questa canzone, alessandrina per la precisione e, per quanto ci consta, inedita. L’ha raccolta dal vivo e portata a noi uno dei nostri cantori.
Il testo narra una storia boccaccesca e sostanzialmente umoristica.
Un contadino, alla cui moglie il prete (!) del paese faceva la corte, esortato dagli amici a difendersi o a vendicarsi, replica, non si sa se con filosofica rassegnazione o spiritosa indifferenza: che volete mai che faccia? che lo ammazzi, per un bacio?
Introdotta dal solista, la melodia si snoda allegra con scanzonata aggressività
El re de Francia
(Lombardia – Canto anonimo – Armonizzazione di Ernesto Tamagni)
Nelle nostre vallate, d’inverno, nel tepore delle stalle, fiorivano spontanee le ballate e spesso, la storia della bella rapita dal ricco cavaliere forestiero ne era la protagonista.
Altrettanto spesso, però la bella non sapeva resistere alla nostalgia della sua famiglia e dei suoi monti, e si ribellava tornando o, come in questo caso, provocando una tragedia. L’immaginifico popolare tirava in ballo, in vesti di prepotenti rapitori cavalieri e principi o, addirittura “el re de Francia”.
Brioso motivo che attenua, grottescamente, un episodio finito nel sangue
J’Abruzzu!
(Abruzzo – Musica e parole di De Angeli Perroni – Armonizzazione del coro ASPlS)
Nell’abbondante messe del canto folcloristico dell’Italia centro-meridionale, l’Abruzzo occupa una posizione preminente sia come quantità sia come qualità dei canti. Numerosi autori locali hanno il merito di avere rinverdito ed arricchito il folklore abruzzese con canti che pur essendo d’autore nulla hanno perso della fragranza e della genuinità del canto popolare.
Crediamo che J’abruzzu ne sia uno degli esempi migliori. Questo canto abruzzese è un chiaro esempio di come un canto d’autore possa inserirsi nel repertorio popolare senza alterarne lo spirito.
Le parole semplici e spontanee, la melodia lineare e struggente sembrano nascere direttamente dalle antiche ballate tradizionali, tramandate nei secoli dal suono delle zampogne.
La Caterina del lampiôn
(Lombardia – Parole di Fabio Valli – Musica di Ernesto Tamagni)
È una storia vera, come è vera la presenza, in certe zone di ogni città, di queste figure femminili, questi “angeli del male”, molto spesso patetiche e anacronistiche, ben diverse dal cliché di perfidia e perdizione che dovrebbero rappresentare. D’altronde, i versi contengono precisi riferimenti di tempo e luogo: chiunque può controllare personalmente… !
Comunque, questa breve composizione è uno spaccato di vita milanese, la Milano nebbiosa e, a suo modo, suggestiva della periferia.
La cima del Basso
(Trentino – Armonizzazione di Enrico e Ernesto Tamagni)
Chi non conosce, chi non ama le Dolomiti?
Queste straordinarie “cattedrali di sassi” sono nel cuore di ogni scalatore, di ogni escursionista, di chiunque ami la montagna. Ma tra tante guglie, tra tante vette celebrate, ve n’è una inimitabile per la sua straordinaria eleganza, per l’arditezza della sua struttura:
il Campanil Basso, nelle Dolomiti di Brenta. Meritava che gli si dedicasse un canto, no?
Ma un canto sussurrato, commosso, per non svegliare gli Alpini che dormono il loro sonno eterno ai piedi di quelle montagne, che hanno difeso con il loro sangue…
La leggenda del vino
(Val d’Adige – Da un’antica leggenda altoatesina – Parole di Fabio Valli – Musica di Ernesto Tamagni)
L’Alto Adige è la regione italiana che vanta il patrimonio più imponente di saghe e leggende, forse favorita dal fascino arcano delle sue mille montagne e dal lungo isolamento invernale dei suoi abitanti.
Fra le tante, anche il vino ne ha ispirata una, creando un originale connubio tra i figli di Noé e i simpatici gnomi delle misteriose foreste: l’idea di crearne un canto ci è sembrata buona. Montagne, libagioni, gnomi e valligiani: gli elementi per un allegro canto di genuino stampo popolare ci sono tutti.
La penna dell’alpino
(Canto degli Alpini – Armonizzazione di Massimo Migliavacca)
Sembra che questo canto sia apparso durante la II Guerra Mondiale.
Effettivamente, non ne risultano versioni anteriori, ma sicuramente ha origini ben più remote e, comunque, autenticamente popolari. È la celebrazione dell’Alpino, con tutto il suo orgoglio, ma anche con tutta la sua totale dedizione al dovere e agli ideali.
Simbolo di questo orgoglio è la famosa “penna”, una sola, ma inimitabile.
La sera dei baci
(Canto degli Alpini – Armonizzazione di Ernesto Tamagni)
Altro canto di assoluta genuinità popolare. Il tema è “eterno”: l’amore, il sogno delle nozze, la guerra che infrange bruscamente questo sogno, la morte, la sofferenza senza rimedio di chi resta.
Marcia (La banda)
(Elaborazione di R. Fragale. – Armonizzazione di Ernesto Tamagni)
Ogni paese, anche piccolo, ha la sua banda e ad ogni festa, ad ogni avvenimento importante il suo suono accompagna e scandisce l’evolversi degli avvenimenti a significare la partecipazione della gente alla vita della comunità.
Lenta ma incalzante, la banda arriva e… inizia la festa!
Anche noi abbiamo voluto crearne una nostra, originale.
Soto la pergolada
(Trentino – Armonizzazione di Enrico Tamagni)
In questa burlesca e simpatica canzone, la donna non ci fa certo una bella figura: mentre l’amante spasima sotto il suo verone e la invoca, lei dorme.
Tutto questo non basta a scoraggiare il bravo Gioanin, prima o poi la bella si sveglierà.
Perfetto l’adattamento dello spigliato tema musicale, ora allegro ora struggente, all’ironico testo.
Sul Monte Bianco
(Val d’Aosta – Armonizzazione del coro ASPIS)
Bel canto, forse d’autore, ma sicuramente ispirato, o tratto, da un antico motivo popolare.
Le parole sono decisamente retoriche,ma rendono alla perfezione la magica atmosfera dell’alba in montagna, con il valido appoggio di una melodia valida e suggestiva anche se estremamente lineare.
Valdunduna
(Piemonte – Armonizzazione di Dario Mantovani)
Non ercate nelle carte geografiche la Val Dondona: non esiste. Nel Monferrato si usa dire “Val Dondona” per indicare un luogo immaginario che è creduto “patria di sciocchi” e, in questo canto, anche di tre belle ragazze. Per il “bel Alpin” non c’è che l’imbarazzo della scelta: comunque, lui sceglie la più giovane e se la porta lontano, sulle montagne. L’allegro ritmo della melodia ben sottolinea il tono burlesco del testo.